L’UOMO DI STREGNA
Italia 1963-2006, 46’

> scheda tecnica

regia di Paolo Rojatti
realizzazione della versione del 2006 di Alvaro Petricig
con Eugenio Tomasig “Genio”
e gli abitanti di Stregna
Angelina Bazjakova, Tonina Bazjakova, Franco Bernadu,
Valentina Hlaščanova, Lurenc Juracu, Toni Juracu, Giovanni Krajanu,
Milio Kuosu, Vigja Lieskarjova, Mariuta Močunjakova, Anna Sivčova,
Bruna Sivčova, Loretta Sivčova, Bepo Sivču, Beatrice Tamažačuova,
Zanut Turaku
colonna sonora originale Massimo Toniutti
montaggio Paolo Comuzzi
produzione esecutiva Centro studi Nediža
supporto scientifico Simone Venturini e Gianandrea Sasso, laboratori La Camera Ottica – film and video restoration e CREA
produzione Centro studi Nediža, San Pietro al Natisone
Circolo di cultura Ivan Trinko, Cividale del Friuli
Kinoatelje, Gorizia
in collaborazione con Università degli Studi di Udine
Corso di laurea DAMS, Gorizia
distribuzione Kinoatelje, Gorizia



Un uomo dal passo claudicante – Genio – giunge in un paese alle prime ore del giorno. L’uomo passa di casa in casa in cerca di lavoro ma viene considerato con diffidenza dagli abitanti del borgo e respinto. Il peregrinare finalmente si conclude quando un uomo lo prende al proprio servizio. Da quel momento seguiamo Genio nelle diverse occupazioni, in paese, in stalla, nei campi e nei boschi. Il clima attorno a lui si rasserena, le persone lo accolgono, i bambini lo attorniano con simpatia. Genio può vivere la sua dignitosa esistenza.
Detto così, sembrerebbe un ingenuo apologo morale. Ma quello che colpisce in questo film è il modo in cui la vicenda è raccontata, a partire dal fatto che si svolge nello scenario autentico, non ricostruito, di un borgo rurale, mettendo in evidenza i ritmi di una comunità tradizionale, su cui ci è permesso gettare ancora una volta lo sguardo prima della definitiva cancellazione. Colpisce l’intensità dell’interpretazione di Genio nella “messa in scena” di se stesso, a metà tra recitazione e normale svolgimento del lavoro quotidiano; colpisce la partecipazione degli abitanti del paese, che per due anni – tanto sono durate le riprese – si sono lasciati coinvolgere nell’avventura cinematografica di Paolo Rojatti, loro giovane compaesano.
Attraverso la finzione, che mette in scena le dinamiche sociali di un microcosmo rurale, abilmente amalgamata con uno sguardo documentaristico pronto all’improvvisazione, il film suggerisce anche una possibile lettura universale e sempre attuale: l’uomo dal passato ignoto, il forestiero, il “diverso” apparso dal nulla in un villaggio, armato solo della propria intensità umana, spezza il muro di abitudini raggelate, di pregiudizi irrigiditi, di diffidenza e difesa a oltranza tipici di un mondo chiuso e ripiegato su se stesso.
Per due anni, quindi, Rojatti prese a seguire Genio nei campi, nel bosco, a riprenderlo durante il lavoro quotidiano, nelle diverse attività cadenzate dal mutare delle stagioni.
Nonostante la povertà dei mezzi utilizzati, il suo lungometraggio rivela un notevole talento istintivo nella costruzione del racconto filmico, sorprendente per la raffinatezza delle inquadrature e del montaggio, che rimandano ai capolavori di maestri del cinema, quali Flaherty, Bergman, Dreyer, e che ci restituisce un prezioso documento etnografico nonché un racconto partecipe di un uomo, un tempo, una società.
La lavorazione del film – iniziata nel 1961 – tra le riprese, lo sviluppo delle pellicole (che dovevano essere inviate a Milano) e il montaggio, si concluse nel 1963 con la prima edizione in formato 8mm dal titolo L’uomo di Stregna, della lunghezza di 339 metri e la durata di 82 minuti. A questa seguì nel 1985 una seconda edizione, più breve (283 metri e 46 minuti) dal titolo Pane, padrone, montata insieme ad Eligio Zanier dopo il riversamento in formato super8 del materiale originale in formato 8mm. Entrambe le versioni sono state oggetto del recupero coordinato dal Centro studi Nediža e realizzato con la collaborazione di Simone Venturini e Gianandrea Sasso, dei laboratori La camera ottica, Film and Video Restoration e Crea del DAMS Cinema di Gorizia (Università degli studi di Udine), che hanno fornito il supporto scientifico e tecnico per la realizzazione di una copia preservativa trasferendo l’originale in pellicola su supporto digitale, ed operandovi le correzioni necessarie.
La realizzazione dell’edizione del 2006, di 46 minuti, curata da Alvaro Petricig e rimontata a partire dalla versione integrale del 1963, è stata prodotta in collaborazione con il Circolo di cultura Ivan Trinko di Cividale del Friuli e l’Associazione Kinoatelje di Gorizia. Il nuovo montaggio è stato realizzato da Paolo Comuzzi, mentre la colonna sonora originale è stata composta da Massimo Toniutti.
 







 

EDIZIONI MOSTRE DOC AP